Il quadrato magico del Sator, enigma risolto.
Attualmente, questo quadrato definito “magico” per il semplice fatto che al suo interno sono collocati cinque particolari vocaboli in latino, la cui disposizione, oltre che a formare una frase palindroma, permette di leggerli praticamente da tutte le direzioni, non ha ancora nessuna spiegazione ufficiale, in quanto gli studiosi della materia non sono riusciti ancora a comprenderne il senso e il vero significato simbolico.
La causa principale che non permette di raggiungere questo proposito sembrerebbe sia dovuta dal fatto che il termine “Arepo”, considerato un hapax legomenon (dal greco ἅπαξ λεγόμενον - hápax legómenon, “detto una volta sola”) in quanto, nella letteratura latina, non compare da nessuna altra parte se non all'interno di questo quadrato, non consente di individuare il proprio corretto significato per "confronto" al fine di produrre una traduzione lineare (letterale), di conseguenza, proprio per questo motivo, questo enigmatico schema, oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici e di molteplici rappresentazioni diffuse un pò ovunque a mezzo di epigrafi lapidee o graffiti, ha alimentato alcune ipotesi avvolte dal mistero, tra cui quella religiosa, bustrofedica, anfibologa, ecc..., ipotesi che comunque sia lasciano il tempo che trovano, in quanto la fantasia relativa all'interpretazione dei vocaboli utilizzati non ha nulla a che vedere con il loro reale significato.
Ma ritorniamo all'interpretazione lineare, anche perchè dobbiamo aggiungere che alcuni studiosi, giusto per provare a restare nel mondo agricolo indirizzato dal “Sator” (il seminatore), cercarono argomenti per poter interpretare arepo come un possibile carro oppure un aratro. Altri invece, ipotizzarono che potesse trattari dell'abbreviazione di Areopagos, sede del collegio delle supreme magistrature della città di Atene, ma sia l'una che l'altra ipotesi, alla fine riconducevano a interpretazioni molto difficili da sostenere. Infine, come ultima ipotesi, ossia l'unica che secondo gli studiosi avrebbe potuto dare un senso alla frase e cioè che il termine arepo si potesse riferire semplicemente ad un nome di persona, dando così vita a questa "definitiva" interpretazione: “Il seminatore arepo maneggia con cura le ruote”.
A mio avviso e non solo al mio, anche questa interpretazione non dà l'impressione di essere poi così convincente, in quanto il “maneggiare con cura" è piuttosto distante dal significato che eventualmente è possibile ottenere attraverso l'abbinamento dei due termini Tenet e Opera, in quanto il primo è riferito al tenere, al reggere, al mantenere o, al limite, al sostenere e non di certo al maneggiare, mentre il secondo si riferisce all'opera intesa come il lavoro, il compito, l'attività, l'impiego oppure alla fatica che ne deriva. Detto questo, comunque sia, anche se noi gli volessimo attribuire questo significato “Il seminatore arepo tiene (regge, mantiene o sostiene) l'opera (il lavoro, il compito, l'attività, l'impiego o la fatica) delle ruote”, la frase non si avvalora di certo di un particolare significato.
Ma un particolare significato il "Sator" ce l'ha e non è detto che ne contenga solamente uno, anche perchè non bisogna dimenticare che nel medioevo e probabilmente anche in precedenza, era molto frequente trascriverlo anche su pergamena per fare in modo di poterlo esibire in svariate situazioni, come, ad esempio, quello esposto come simbolo della croce di Cristo presso l'Abbazia di Prüll, affisso come invito nei confronti di un fuggitivo per farlo ritornare, oppure come nella pergamena di Aurillac, della quale erano stati incaricati di mostrarla ad una partoriente come augurio per la buona riuscita del parto, un utilizzo illustrato anche da un documento del 1259 conservato nell'Archivio di Stato di Genova, o, in altri casi, utilizzato anche come protettore dai fulmini, dagli incendi, da malattie varie quali l'idrofobia, il mal di denti, il morso dei cani, ecc... come se questa dicitura fosse in grado di scaturire una sorta di effetto apotropaico.
Per cui dobbiamo fare i conti con una frase che non contiene uno specifico significato, ma con un'allegoria la cui interpretazione potesse essere in grado di fungere da monito, da imprecazione o da metafora, una frase capace di dare vita a svariate interpretazioni a seconda delle circostanze, delle conoscenze, delle credenze popolari o dallo stato d'animo di coloro che la menzionavano o che la recepivano.
Ci sono solo due strade da percorrere per risolvere il quesito relativo al significato della parola mancante e cioè, la prima, quella che prende in considerazione il fatto che arepo possa essere un nome di persona o qualsiasi altra cosa che comunque tiene, regge, mantiene o sostiene l'opera delle ruote, oppure la seconda, e cioè quella che il sator tiene arepo , o meglio tiene in una certa condizione l'opera delle ruote. Dato che la prima strada è già stata percorsa senza aver ottenuto ottimi risultati in quanto l'allegoria formulata, alla fine, non è che poi sia in grado di dare vita a molteplici interpretazioni, ci dedicheremo alla seconda, pertanto apriamo il dizionario e proviamo ad immergerci alla ricerca di qualche termine che possa condurci nella direzione del significato di arepo .
1. Tratto dalla 24a ristampa della seconda edizione riveduta, corretta e notevolmente accresciuta del Vocabolario di Latino Italiano - Italiano Latino edito dalla casa editrice G. Campanini – G. Carboni - anno di stampa 1934.
Come potete vedere, all'interno di questo dizionario (come del resto in tutti gli altri) è contenuto il termine repo tradotto in questo caso esclusivamente con arrampicarsi e strisciare, due striminzite definizioni che andremo ad ampliare con quelle citate da altre pubblicazioni e cioè: serpeggiare, scivolare, insinuarsi, diffondersi, arrancare, camminare carponi, avanzare lentamente, muoversi a fatica. (Dizionari online di Latino-Italiano: Corriere della Sera e Dizionario Olivetti.)
Oltre a questo termine, che ha tutta l'aria di essere una radice e che quindi dovrebbe esprimere un concetto piuttosto che un termine definito, troviamo adrepo (nel modo di repo ?) e l'equivalente arrepo, le cui rispettive definizioni presenti in questo dizionario sono: accostarsi, accostarsi strisciando, avvicinarsi arrampicandosi, strisciare, avvicinarsi pian piano e insinuarsi, una sequenza di termini che andremo ad incrementare assieme a quelli citati dalle altre edizioni e cioè: inerpicarsi e strisciare verso.
Da questa prima analisi sembra alquanto evidente che questi tre termini sono interpretati praticamente con le stesse definizioni e questo ci lascia pensare che non siano altro che varie forme "dialettali" riferite allo stesso concetto, per cui non è affatto escluso che i romani, noti per l'essere soliti a non pronunciare la doppia "r", abbiano utilizzato arepo al posto di arrepo , per la semplice necessità di completare questo schematico gioco di parole, in quanto questo termine è l'esatto "rovescio" di opera.
Ovviamente, non possiamo fare a meno di notare che "arrampicarsi" e "strisciare" sono due termini che non danno l'impressione di legare con tenet (tiene, mantiene, sostiene) sia per il loro specifico significato, sia per il fatto che si tratta di verbi che si riferiscono alla 3ª intransitiva, ma questo non significa affatto che arepo si debba riferire necessariamente ad uno di questi, ma potrebbe essere legato ad un loro sinonimo che ancora non è stato individuato, come del resto non è detto che debba essere necessariamente coniugato in questa forma, anche perchè arrepo significa io mi arrampico o qualsiasi altra cosa che abbia modo di poter essere interpretata in prima persona del presente indicativo.
Riguardo alle definizioni che sono state citate, diciamo che ci si riferisce a due situazioni completamente diverse, le quali sono state legate tra di loro da questi principi e cioè dall'avanzare lentamente, avvicinarsi pian piano, accostarsi, insinuarsi, muoversi a fatica e arrancare, per cui, al fine di comprendere al meglio la corrispondenza dei vari sinonimi le andremo a separare.
arrampicarsi - avvicinarsi arrampicandosi, inerpicarsi
strisciare - strisciare verso, accostarsi strisciando, serpeggiare, camminare (procedere) carponi, scivolare
Tra tutto ciò che è stato menzionato, resta fuori il termine "diffondersi", in quanto sembra non avere alcuna relazione nè con le due particolari situazioni e nemmeno con i termini che dovrebbero instaurare un legame tra di loro. Oltre a questo, non possiamo fare a meno di notare che il "camminare carponi" e lo "scivolare" danno l'impressione di essere anche loro un po' fuori luogo, ma, comunque sia, diciamo che in qualche modo, forse, potrebbero avere un legame eventualmente con strisciare.
A questo punto cerchiamo di capire se possiamo realmente ritenere attendibili tutte queste "definizioni", anche perchè spesso lasciano un po' a desiderare, pertanto andiamo a verificarle negli esempi riportati dai vari dizionari, o, meglio, in quelle frasi interpretate dalla discutibile capacità intellettiva di ignoti autori di fine '800 / inizi '900, frasi che in nessun caso citano il contesto e che in molti casi non si riesce a comprenderne la loro utilità.
animadvertit inter saxa repentes cochleas - (Sall.) - osservò delle lumache strisciare tra i sassi.
Senza entrare nel merito del significato di animadvertit, in quanto in questo caso l'autore si è orientato su "osservare", credo sia opportuno sottolineare che la coniugazione corretta è osserva e non di certo osservò, mentre quella relativa a repentes è che strisciano e non strisciare (da repere), per cui: osserva tra i sassi le chiocciole (o lumache) che strisciano. Tra l'altro, dato che non conosciamo il contesto, non è detto che le lumache strisciano, anche perchè, se il loro procedere è in verticale, normalmente ci si esprime con il "si arrampicano", oppure, diversamente, potremmo anche dire che si muovono a fatica, procedono lentamente ecc..., comunque sia, a parte questo, le definizioni menzionate si direbbero corrette.
Non credo sia superfluo sottolineare che il termine repentes è anche una declinazione plurale, sia maschile che femminile di repens , che, in alcuni dizionari, come ad esempio in quello del Corriere della Sera, è ritenuto un'aggettivo derivante dal participio presente di repo, ma che contiene definizioni completamente diverse da quelle che abbiamo citato fino ad ora, infatti viene stranamente interpretato con repentino, improvviso, inaspettato, nuovo, recente, mentre in altri con: repente, subito e imprevisto.
qua anteas unus homo in armis vix poterat repere - dove prima a gran fatica poteva arrampicarsi un uomo senz'armi
Per prima cosa, in questa frase, correggiamo subito l'interpretazione di in armis , in quanto non significa senz'armi, ma tutt'altra cosa, per cui: da dove prima un solo uomo in armi (armato, in guerra, in combattimento ecc...) a mala pena (appena, a stento, difficilmente) poteva (a seconda del contesto) arrampicare (in quanto è stato utilizzato repere), che, tra l'altro, posto all'interno di questa frase, di cui non si cita il contesto, la rende comunque comprensibile. Questo ovviamente non significa che "arrampicarsi" non debba essere utilizzato in questa situazione, anzi, sicuramente migliora la qualità dell'interpretazione, ma il motivo per il quale ho voluto fare questa scelta è volto al dimostrare che in casi come questo non è affatto indispensabile coniugare nella 3ª forma intransitiva, come del resto non lo è nemmeno nel caso in cui avessimo voluto utilizzare altri termini quali: strisciare, serpeggiare, avanzare lentamente, camminare carponi o scivolare. Diversamente, in tutti i gli altri casi e quindi, con: inerpicare, avvicinare, accostare, insinuare, introdurre o diffondere, ovviamente, si rende necessario altrimenti l'interpretazione risulterebbe sicuramente incomprensibile.
nebula paulatim repit - la nebbia a poco a poco striscia (per terra)
In questo caso, forse, l'autore avrà voluto provare a dare una fantasiosa interpretazione "poetica" al termine repit , ma la nebbia, sinceramente, non l'ho mai vista e nè sentita strisciare, per cui, se dovessimo interpretare di nuovo attraverso i termini menzionati in precedenza, la scelta si orienterebbe solo verso alcuni di loro: la nebbia a poco a poco si insinua, procede lentamente oppure (se vogliamo, in quanto più appropriato) si diffonde. L'impressione generata da quest'ultima interpretazione potrebbe farci sembrare di aver trovato la collocazione di quest'ultimo termine che si discosta da tutto il resto, ma questo non significa che il suo utilizzo sia corretto, in realtà, per poterlo affermare con certezza, credo sia il caso di attendere ulteriori riscontri.
vulpecula ... repserat in cumeram frumenti - (Hor.) - una piccola volpe si era introdotta in un cesto di frumento
La volpicella (vezzeggiativo e non diminuitivo) ... si era insinuata (in quanto "insinuarsi" suggerisce un'entrata più graduale, sottile e, a volte, furtiva o poco chiara, mentre "introdursi" indica un'entrata più diretta e intenzionale) nella cesta (femminile) del frumento. Interpretando, sempre in assenza di contesto e in virtù del fatto che la volpe è notoriamente carnivora, potremmo utilizzare anche altre definizioni, come ad esempio: si era avvicinata lentamente, si era arrampicata o inerpicata oppure era scivolata nella cesta del frumento. Quindi, anche in questo caso, i termini sembrerebbero calzare, chiaramente escluso l'ultimo (diffondersi) in quanto, oltre al fatto che non trova nessuna attinenza in questa frase, ha ancora bisogno di essere approfondito.
animis muliercularum adrepit - (Tac.) - si insinua negli animi delle femminette
Si insinua negli animi delle donnicciole (donnette, donnine, sgualdrine). Trovo interessante l'utilizzo di adrepit in questo argomento, interpretato con "si insinua", che comunque in questo caso, poteva anche essere sostituito con "si introduce", oppure, eventualmente, con serpeggia, ma probabilmente l'argomento non richiamava quest'ultimo concetto, che, effettivamente, nel caso in cui lo avessero voluto veramente fare, lo avrebbero fatto utilizzando esplicitamente il termine serpit.
Passiamo adesso alle frasi che non dovrebbero essere menzionate in nessun caso, in quanto, come spesso accade, se l'interpretazione dei termini è sbagliata, trasmettono un messaggio del tutto inappropriato.
arrepere ad columbaria - avvicinarsi pian piano alla colombaia - Arrampicare, o meglio, arrampicarsi alla colombaia, dato che queste sono sempre poste in alto, probabilmente sarebbe stato molto più appropriato.
foribus arrepere - avvicinarsi alle porte - Avvicinare con fatica delle porte? Accostare lentamente le porte? Generalmente i termini che finiscono con "bus" richiamano le preposizioni: di, dei, dai, delle, inoltre in questo caso il verbo è posto dopo rispetto alla situazione precedente, perciò interpretare, in questo caso, ritengo sia solo tempo perso.
repserunt scopuli - (Mart.) - si mossero le rocce - Le rocce si mossero a fatica o poco a poco? Arrampicarono le rocce? Qual'è il contesto?
Senza dare troppa importanza alle coniugazioni errate, ai femminili che diventano maschili, alle affermazioni che diventano negazioni e viceversa, errori molto più frequenti di quanto vi possiate immaginare, possiamo dire che, in linea generale, le definizioni citate, a parte alcune, sembrerebbero corrette, per cui, per quanto riguarda lo strisciare, trova un parere favorevole, come del resto l'insinuarsi e, volendo, anche l'introdursi, i quali potrebbero giustificare la presenza dei termini: accostarsi, avvicinarsi, muoversi o procedere lentamente o a fatica, e comunque, anche se un pò al limite, anche lo strisciare verso. Diversamente, nutro dubbi sullo scivolare e semmai, sul "camminare" carponi, anche perchè quest'ultimo potrebbe essere meglio interpretato con il procedere o con il muoversi, mentre escluderei il diffondersi, in quanto troppo distante dal significato di tutto il resto e il serpeggiare, in quanto credo che chiunque si volesse riferire in latino a questa situazione, avrebbe usato il verbo serpo o serpere, letteralmente più appropriato. Bene anche per quanto riguarda l'arrancare, in quanto è sinonimo del procedere a fatica. Oltre a questo, a mio avviso, sarebbe da valutare il fatto che repere possa riferirsi all'arrampicare e allo strisciare e cioè inteso nella 1ª forma intransitiva, mentre adrepere (nel modo di repere ) e lo stesso arrepere, all'arrampicarsi e al procedere strisciando, pertanto nella 3ª forma intransitiva, naturalmente è una questione tutta da verificare per cui è necessario approfondire ulteriormente.
No, non mi sono dimenticato di arrampicare o arrampicarsi, ma, dato che tra tutte le altre definizioni, all'infuori del procedere lentamente o con fatica, non mi è sembrato scorgere nulla di attinente a quello che potrebbe riguardare l'opera delle ruote, di conseguenza, io credo che il nostro termine mancante, si nasconda proprio qui.
Arrampicare, arrampicarsi, oppure forse, è meglio dire arrampicato in quanto ci dobbiamo riferire alla prima persona del presente indicativo, o forse, meglio ancora, all'aggettivo che ne deriva da esso, come ad esempio nel caso di sereno, che in entrambi i casi si riferisce alla condizione del soggetto, un termine che viene utilizzato anche come sinonimo nel momento in cui ci riferisce ad un individuo calmo, tranquillo, pacato, quieto, pacifico, lieto, gioioso, rilassato, disteso o fiducioso. Lo stesso discorso, quindi, vale anche per un eventuale termine che riguarda l'essere arrampicato in qualità di sinonimo di...
Come abbiamo visto in precedenza, l'unico sinonimo citato tra le definizioni è inerpicato, ma oltre a questo potremo tranquillamente aggiungere molte altre cose che si riferiscono alla stessa condizione, ad esempio: aggrappato, appeso, sospeso, o meglio ancora, fare riferimento ai termini che li rappresentano tutti e cioè l'essere in bilico (in situazione di precarietà, incertezza o instabilità), ossia in stallo (bloccato, fermo, inattivo, paralizzato, inerte, in una situazione di stasi, in una situazione senza via d'uscita, impantanato) oppure in equilibrio.
Sator - Il seminatore, il coltivatore, la divinità suprema, il creatore, il padre, il progenitore, il provocatore, colui che semina zizzania (nella letteratura latina augustea e del I secolo dopo Cristo il Sator era la divinità suprema, da intendersi come Giove o come Saturno).
Arepo - In bilico, in stallo, in equilibrio.
Tenet - Tiene, regge, mantiene, sostiene, trattiene.
Opera - L'opera, il lavoro, l'attività, l'impiego, il compito, la fatica.
Rotas - Delle ruote.
Proviamo adesso a fare dei piccoli esempi:
Il seminatore tiene in stallo l'opera delle ruote - Colui che semina blocca l'attività, il compito della ruota, che è quello di girare. Di fatto un campo seminato non lo si può calpestare, nè tantomeno attraversare con le ruote di un carro. (Come metafora)
Colui che semina zizzania tiene in bilico l'opera delle ruote - Colui che semina zizzania, o meglio, colui che volontariamente in modo diretto o allusivo, con cattiveria o ironia, genera discordia, conflitto o comunque ostilità tra le persone, nel modo in cui lo definiremo al giorno d'oggi, tende a metterti i bastoni tra le ruote. (Come metafora o come monito nei confronti di coloro che manifestano la volontà di piantar grane)
Il provocatore tiene in bilico l'opera delle ruote - Il provocatore è colui che viene a rompere il tuo equilibrio, a destabilizzare il tuo modo di procedere o della comunità, un problema quindi che deve essere risolto. (Come metafora o come monito rivolto ai nemici)
S | a | t | o | r |
A | r | e | p | o |
T | e | n | e | t |
O | p | e | r | a |
R | o | t | a | s |
Nelle interpretazioni dedicate alle divinità, le cose cambiano, anche perchè le ruote assumono tutt'altro significato, in quanto possono essere riferite alla storia, alla vita, al destino, o comunque, interpretazioni legate alla loro sorte individuale o a quella dell'umanità. (Metaforicamente le ruote celesti del destino venivano paragonate alle traiettorie percorse dalle stelle nella notte)
La divinità suprema tiene in bilico l'opera delle ruote. La divinità suprema tiene in bilico oppure mantiene l'equilibrio (che comunque sia in entrambi i casi lascia intendere il detenerne il controllo) delle ruote celesti del destino, le sorti della storia, della vita o dell'umanità, non sono altro che esempi che a loro volta potevano anche essere riadattati in molteplici modi, sia sotto forma di metafore, sia come moniti o come imprecazioni. In passato la divinità suprema era un riferimento che, comunque, poteva anche essere rivolto in modo diretto nei confronti di Giove o di Saturno, anche se, nel caso di quest'ultimo, avrebbe potuto cambiare di significato, in quanto si trattava del dio dell'agricoltura e della rigenerazione, o meglio, del dimenticare "il passato e ricominciare una nuova vita", significati che comunque potevano anche essere attribuiti direttamente a soggetti diversi, come, ad esempio, il padre, il progenitore, il creatore oppure Dio, per cui un mix di termini da cui si era in grado di dare vita a molteplici interpretazioni che potevano variare a seconda delle circostanze, delle conoscenze, delle credenze popolari o dello stato d'animo di coloro che le menzionavano o che le recepivano.
La convinzione collettiva è che tutto quello che viene riportato dai dizionari di latino sia corretto, in realtà sono molti i termini mancanti, come del resto, molto spesso sono discutibili le interpretazioni di quelli riportati, pertanto non è da escludere che il termine Sator fosse anche il modo, oppure un altro modo, di chiamare il mozzo che mantiene in equilibrio le ruote.
Detto questo, personalmente ritengo che l'enigma del Sator sia una questione risolta, come del resto ritengo sia risolto anche il mistero legato al significato di Arepo , o meglio, al significato del riadattamento del termine Arrepo, il quale giustifica (tra l'altro), il motivo per il quale si tratta di uno hapax legomenon (detto una volta sola).
Il Sator che troviamo a Siena, un graffito che potrebbe essere stato inciso da chiunque sulla parete laterale sinistra del Duomo (di fronte al Palazzo Arcivescovile).
Calabria Claudio - 10 Agosto 2025.